lunes, 7 de diciembre de 2009

A San Quirico d’Orcia il ……Divin Orcia


E’ una delle Doc più giovani , ma è incastonata in un territorio antico e fascinoso attraversato dalla storica via Francigena. La strada, un tempo percorsa da pellegrini e mercanti per andare e tornare da Roma, si snoda in una campagna considerata la più bella al mondo. E infatti l’Unesco, nel 2004, ha inserito la Val d’Orcia nel patrimonio dell’umanità, primo territorio rurale ad aver ottenuto questo riconoscimento. Morbide colline coronate da file di cipressi, castelli, abbazie, piccoli poderi e suggestivi borghi medievali accolgono il visitatore che arriva nel cuore fondo della Toscana. La Doc Orcia, nacque il 14 febbraio del 2000, giorno di San Valentino, grazie a un manipolo di produttori tenaci e lungimiranti che fondarono anche il Consorzio. Questa Doc, geograficamente, è letteralmente incastrata fra due giganti dell’enologia toscana: il Brunello e il vino Nobile. Ma il sangiovese da cui scaturisce l’Orcia Doc non è quello che viene coltivato e vinificato a Montalcino o a Montepulciano, almeno da disciplinare. Dunque, niente prugnolo gentile né sangiovese grosso, anche se il sangiovese coltivato e diffuso da queste parti si riconosce immediatamente per il colore rubino cupo e per i tannini “scalpitanti” che si aprono al palato. E, naturalmente, il sangiovese stesso non poteva non essere la spina dorsale della denominazione. Ma se è giovane e piccola come ettari vitati e come numero di produttori, la Doc Orcia è una delle più vaste per estensione territoriale. Sono infatti ben 13 i Comuni nei quali si produce questo vino: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia e Trequanda; e parte dei Comuni di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrrita di Siena. Il giovane Consorzio di tutela punta, com’è giusto che sia, alla valorizzazione dei vitigni autoctoni quali sangiovese, foglia tonda (antico clone di sangiovese, recentemente riportato in auge), colorino e canaiolo, anche se sono ammessi alcuni vitigni internazionali cosiddetti “migliorativi” riconosciuti dalla Regione Toscana. “Di sangiovese si nasce, di sangiovese dobbiamo morire”, è una delle battute preferite di Andrea Mazzoni, un enologo che segue diverse aziende dell’Orcia e che conosce assai bene il territorio. Territorio che, vista l’estensione, si presenta con marcate differenze di terroir e microclima, e di conseguenza dà vini con caratteristiche organolettiche tutt’affatto diversificate. E d’altra parte il sangiovese è un vitigno straordinario assai diffuso in Toscana. Attualmente il disciplinare di produzione prevede l’impiego di almeno il 60% di questo uve ma ci sono precise indicazioni e la dichiarazione d’intenti dei soci per portare la percentuale almeno al 70-80% e di dare ancora più spazio a vitigni autoctoni di grande tradizione come il colorino, il foglia tonda e la malvasia nera. Le Aziende vinicole di questa zona sono medio-piccole, anche perché un tempo in Val d’Orcia era assai diffusa la mezzadria. E questo spiega perché, oltre al vino, la Val d’Orcia offre anche olii extravergini finissimi, mieli fragranti, squisiti salumi (da pregiati maiali di razza cinta senese), formaggi odorosi, oltre ad animali da cortile e (un tempo) da lavoro come le mitiche chianine. “Molte delle nostre aziende sono la trasformazione di piccoli poderi mezzadrili, con un ettaro di vigna in media. Vi sono anche realtà più grandi e modernamente attrezzate ma le nostre aziende –tipo non possono basare la loro economia esclusivamente sul vino”, dice infatti Donella Vannetti, presidente del Consorzio al suo terzo mandato. Una particolarità curiosa. Questa manifestazione è itinerante e ogni anno si svolge in un paese diverso, giacché questa denominazione ha lo straordinario privilegio di avere molte piccole città d’arte al suo interno. L’anno scorso, ad esempio, la manifestazione si svolse a San Giovanni d’Orcia con il tartufo delle Crete senesi; nel 2006 a Buonconvento, in Val d’Arbia, con la chianina, mentre la prima edizione si tenne a Monticchiello col famoso “cacio” di Pienza. La Doc Orcia, dunque, riguarda per lo più aziende piccole come Poggio al Vento di proprietà di Roberto Mascelloni. I vigneti, che hanno una bassissima resa per ha, si trovano su un crinale esposto ai venti (donde il nome), il vino di punta dell’azienda è l’Arcere uvaggio di sangiovese (85%) e cabernet sauvignon. Poggio al Vento –che è anche un delizioso agriturismo- produce due olii extravergini d’oliva sopraffini ( uno monocultivar, l’altro il blended toscano classico), mieli e grappe. Se possibile, fatevi invitare a cena dalla mamma di Roberto che cucina in maniera divina gli animali di cortile rigorosamente allevati a terra in fattoria o cacciati dal marito. Alla Fattoria del Colle di Trequanda, di Donatella Colombini Cinelli, un nome che non ha bisogno di presentazioni, si produce il “Cenerentola”. Il nome gli è stato dato per ricordare i due giganti della zona ( il Brunello e il Nobile, per l’appunto) e scaturisce da un uvaggio di sangiovese e foglia tonda, l’antico clone di sangiovese dimenticato per oltre un secolo e felicemente riesumato e riportato all’antica dignità da Donatella. Che ha fatto bingo anche stavolta. Il piccolo ristorante della fattoria offre specialità tipiche del territorio. E’ un’azienda di medie proporzioni anche Belsedere, che vanta lunga e consolidata fama dai suoi salumi di cinta senese (indimenticabile la soppressata!). Ora, con l’arrivo in famiglia di Martina Sorelli, che proviene da una nota e antica famiglia di vinai locali, vi si produce anche vino; il vino di punta è un uvaggio di sangiovese (80), merlot (10) e il rimanente 10% cabernet sauvignon, che matura in barriques per almeno 6-8 mesi. Anche qui è prevista ospitalità nella villa nobiliare che nel 1200 ospitò a lungo la Beata Bonizzella Cacciaconti. “Invidia” è il vino top dell’Azienda agricola Trequanda, una delle più grandi della zona, che appartiene alla Cariplo. L’uvaggio è per il 60% sangiovese, il rimanente 40% cabernet sauvignon, merlot e altri minori. Pure in questo caso passaggio in barriques per circa 12 mesi. Sono disponibili camere e piccoli appartamenti che hanno a disposizione un ristorantino riservato agli ospiti. Quali le novità e le strategie del Consorzio? Lo abbiamo chiesto a Donella Vannetti. “Mi sono posta l’obiettivo di crescere, di aumentare le aziende associate, la qualità e la quantità dei nostri vini, e di riuscire ad avere una sempre maggior visibilità. Per ottenere tutto questo occorre fare una buona comunicazione ed essere presenti agli appuntamenti più prestigiosi e presentarsi sui nuovi mercati. Per promuovere il vino Orcia partecipiamo da anni a Vinitaly, organizziamo Divin Orcia ed educational per giornalisti. Inoltre apporteremo delle modifiche al disciplinare di produzione, probabilmente aumentando le percentuali di sangiovese e forse creando una Riserva. Al di là di questo vorrei sottolineare che alcuni produttori, senza obbligo del disciplinare, hanno autonomamente deciso di affrontare la sfida di un vino Orcia fatto di sangiovese in purezza. Una scelta, questa, che ci premia sia sui mercati interni che esteri.

Emiliana Lucchesi
Especial para Trotavinos desde Italia

viernes, 20 de noviembre de 2009

Anteprima Chianti Rufina


E’ la denominazione più piccola fra le sette specificazioni del Chianti e anche la più alta, come ricorda l’azzeccato claim : “Il più alto dei Chianti”. Come ogni anno, nel secondo fine settimana di novembre, si è tenuta l’attesa degustazione in anteprima che richiama un folto pubblico di addetti ai lavori. Quest’anno la degustazione si è svolta nei saloni ovattati del Grand Hotel, in Piazza Ognissanti, a Firenze, con la consueta “coda”, il sabato mattina, a Villa Poggio Reale a Rùfina, sede del Consorzio, dove si trova anche il Museo della vite e del Vino. La novità di questa terza edizione è stata l’accoppiata con un altro grande vanto dell’enologia tricolore, il Barbaresco; identica l’annata, il 2006. Nella “due giorni” a tutta degustazione erano presenti tutte le ventitré aziende associate al Consorzio, nonché il presidente Giovanni Busi titolare anche della Fattoria Travignoli. Due gli sponsor tecnici: il Consorzio Prosciutto Toscano Dop, altra eccellenza gastronomica toscana (presente anche per l’intera giornata di sabato) e lo “Yeti”, messo a disposizione da Skoda Firenze, per gli spostamenti sul territorio di stampa e ospiti. Il Consorzio è stato fondato nel 1980 e in esso – nel 1991- è confluito anche il Consorzio “VitiRùfina”, guidato fino allora dal socio-fondatore Alberto Longhi. Ma se la Doc è relativamente giovane (1967) e la Docg è arrivata nell’84 fu un Decreto ministeriale del 1932 che ne stabilì la denominazione territoriale, al pari del Chianti e di altre specificazioni geografiche. Mentre le prime testimonianze scritte sul vino di Rùfina risalgono ai primi anni del XV secolo. Nel XVIII secolo, con l’editto del Granduca di Toscana, arrivò il riconoscimento ufficiale, e Cosimo III, nel Bando del 24 settembre 1716, classificava il vino prodotto in questa zona, fra i “migliori quattro” della Toscana. Vale la pena di dire subito che i vini che scaturiscono da questa terra benedetta da Dio non sono una sorta di “fratelli minori” di altri Chianti più celebri e celebrati, ma sono dei grandi rossi: eleganti, con personalità spiccata, con bouquet di frutti di bosco, piacevolissime note speziate e tannini ancora scalpitanti. Ma la caratteristica decisamente più eclatante e interessante che li accomuna è di sicuro la spiccata e singolare longevità -soprattutto per alcune riserve di vigneti particolarmente vocati- che sfiora senza problemi i trent’anni e oltre. L’incontro è stato organizzato dal Consorzio e dall’Enoteca Regionale del Barbaresco, con la collaborazione dell’Associazione Italiana Sommelier – Delegazione di Firenze. “Il più alto dei Chianti” negli ultimi anni ha ottenuto consensi e riconoscimenti internazionali di grande prestigio e s’è inserito a pieno titolo fra i vini rossi più apprezzati e amati. E gran parte del merito va a famiglie come Frescobaldi (Montesodi), Inghirami (Poggio Gualtieri), e Francesco Giuntini (Selvapiana) che hanno creduto e investito nel territorio, e a enologi di valore come Fabrizio Moltard e Franco Bernabei.

Por Emiliana Lucchessi
Desde Italia

martes, 10 de noviembre de 2009

US Bordeaux prices at risk of 'bloodbath', experts say

BORDEAUX, France (AFP) - Even as Chateau Lafite leads a surge for
Bordeaux vintners in Asia, US retail prices for the same wines have
skidded below wholesale cost as a major importer dumps stocks worth tens
of millions of dollars.

US importer Diageo Chateau & Estate Wines (DC&E), a subsidiary of the
British drinks giant Diageo, has abandoned Bordeaux wine after 35 years,
aggressively liquidating its warehouse stock on an already shaky market.

Speaking to AFP, a source within DC&E, who asked to remain anonymous,
blamed "enormous stocks" of unsold Bordeaux for their exodus. "It's all
about making money. The margins are getting thinner each year and
Americans are trading down."

DC&E's turbulent withdrawal, which has heated up in recent weeks, is
having a "huge impact on the market," Chris Adams, chief executive of
Manhattan retailer Sherry Lehmann, told AFP.

For many years, DC&E was the largest US buyer of Bordeaux, and amassed a
colossal cellar. Now famous labels such as Lafite, Haut Brion and Lynch
Bages are being offered to American retailers at discounts of up to 50
percent.

"I have 5.5 million dollars' worth of First Growths in my warehouse that
I cannot sell, because I'll be 50 percent more expensive than Chateau &
Estate," said Guillaume Touton, owner of Monsieur Touton Selection, the
New York importer with annual sales of over 100 million dollars.

"A major Mexican importer sent trucks to New York to pick up inventory,
because it was 25-percent cheaper to buy it from Chateau & Estate," he
said

"No one else can sell their wine. We don't know how long the scenario
will last," said Geoff Labitzke, Corporate V.P. of Fine Wine for Youngs
Market Company, a California-based wholesaler with annual revenues
topping one billion dollars.

The timing is particularly bad.

The economic crisis crippled Bordeaux wine sales and "the exchange rate
is killing us," chorused several wine merchants.

But Adams came to DC&E's defense. "They're exiting the market - and
trying to find the correct market price." He said the discount prices
"reflect the level of demand for the 2005 and 2006."

But there is a benefit for wine lovers suffering like consumers in
general from the downturn. "In general we are passing a lot of the
discounts on to consumers," he said.

Today Sherry Lehmann retails Chateau Lafite 2006 at 495 dollars (334
euros) per bottle. Wholesalers bought the same wine two years ago for
310 euros per bottle, shipping, taxes and broker fees not included.
Connoisseurs can pick up "vintage of the century" Lafite 2005 for 9,900
dollars (6,674 euros) a case. Just six weeks ago, a New York Sotheby's
auction sold the same wine for 14,520 dollars (9,789 euros) a case.

The pricing problems for Bordeaux are not new, nor entirely the fault of
DC&E's defection or the economy. Prices soared between 1982 and 2005
under the combined pressure from Asia, speculators and Robert Parker's
faithful legions.

The problem was exacerbated according to Labitzke, because Costco and
DC&E bought huge allocations and hoarded the wine, creating "an
artificial level of implied demand from the US -- the wine estates set
their prices based on this perceived demand."

Touton agreed. "Chateaux have admitted to me that they had had steady
growth for the last 15-20 years because of (DC&E). DC&E was part banker,
part Santa Claus. Well, Santa Claus is gone now."

The bubble burst when vintners badly miscalculated the prices for the
2006 and 2007 vintages. Consumers fled. Wholesalers and retailers
cancelled orders. And companies like DC&E were left financing overpriced
wine.

Aquitaine Wine Company's Harvard-educated CFO Margaret Calvet likened
the situation to the classic business school case study, tulip mania.

At the end of 16th century, the world was crazy for tulips. They were
coveted as the ultimate luxury good. They were sold on futures. Prices
climbed to dizzying heights until buyers would no longer follow. The
price no longer had any relation to the flower's intrinsic value. In
1637, tulip prices crashed, never to recover.

"There is a price ceiling for every wine on the planet," concurred
Labitzke. "Beyond that ceiling, the consumer will not pay."

Bordeaux and its partners are, naturally, hoping to avoid the fate of
tulips.

Brokers and merchants are pressuring vintners to resist the temptation
to raise prices on the excellent 2009 vintage. And some merchants have
moved to stench the flow of discounted wine on the market as well as
replenish their own stock from someone willing to lose 50 cents on the
dollar.

Pierre-Antoine Casteja, CEO of Joanne, a 125-million-euro wine merchant
firm with a six-million-bottle cellar, confirmed in an email to AFP that
he had bought stock from DC&E.

Meanwhile, Adams raised the spectre many vintners fear.

"There are a lot of retailers in America where Diageo was their supplier
for Bordeaux wine." The retailers will continue to stock their shelves,
but will it have Bordeaux on the label? "When you pull a bottle off the
shelf, another bottle replaces it. You don't get back that shelf space,"
said Adams.

Casteja has already moved decisively to fill the distribution void with
his recent purchases. "The stock already in NY will remain there to be
sold by the organisation we have established there."

In the meantime, Bordeaux and its partners in America are bracing
themselves for DC&E's imminent sale of the 2007 vintage. In separate
interviews with AFP, four wine executives predicted a "bloodbath."

by Suzanne Mustacich Suzanne Mustacich - Sun Nov 8

lunes, 26 de octubre de 2009

El vino orgánico avanza en el mundo con presencia uruguaya


A fines de esta semana se realizará en San Pablo, Brasil, la exposición BioFach América Latina y ExpoSustentat 2009 (octubre 28 a 30, Transamérica Expo Center). Esta exhibición contará a partir de esta edición con un área dedicada a la promoción de vinos orgánicos, donde se presentarán únicamente cinco bodegas, entre las cuales se encuentra Los Ecológicos Ltda., del departamento de Florida, Uruguay.

Los Ecológicos Ltda. / Vinos de la Cruz se volcó a la producción de vinos orgánicos en 1997, cuando recibió desde Dinamarca un pedido de vino ecológico u orgánico. El interés despertado motivó la reconversión de los métodos de cultivo, y ya para marzo de 2001 había certificado cinco variedades de vinos ecológicos (Pinot Noir, Malbec, Muscat D'Hamburg, Merlot y Arriloba). Posteriormente obtuvo el primer certificado de la CEE a una industria vitivinícola americana de reconocimiento mundial.

Poco tiempo después se realizaron los estudios que determinaron que el vino ecológico era apto para diabéticos, provocando una explosión que marcó un hito histórico, y desató una serie de artículos publicados por medios de enorme envergadura internacional como CNN, Reuters y EFE.

Con la expansión mundial del mercado orgánico, sumada a la demanda global de garantía de trazabilidad y preservación de la biodiversidad, BioFach América Latina y ExpoSustentat se consolidan como el mercado ideal para los negocios enmarcados en la economía verde de América Latina.

http://www.bodegasdeluruguay.com.uy/esp/noticia.php?id=85

viernes, 16 de octubre de 2009

Il Prosecco e tre grandi rossi toscani insieme a New York


A febbraio 2010 la missione congiunta di Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Nobile di Montepulciano e Prosecco di Valdobbiadine con il progetto “The Italian Wine Master”
Il Prosecco e tre grandi rossi toscani insieme a New York
“Uno per tutti, tutti per uno”: sembra essere questo lo slogan che anima l’ambizioso progetto di Federdoc che porterà nel febbraio 2010 le tre grandi denominazioni toscane Brunello, Chianti Classico e Vino Nobile di Montepulciano, insieme al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, in un tour negli Stati Uniti per presentare le ultime annate disponibili sul mercato e per incentivare l’attenzione di uno dei paesi di riferimento per il vino italiano. Chicago e New York saranno le sedi delle degustazioni aperte agli operatori e alla stampa statunitense.
The Italian Wine Master, questo il nome del progetto, fissa la prima data all’Hilton di Chicago per il 1 febbraio 2010 per spostarsi poi il 4 febbraio al Metropolitan Pavilion di New York City. In queste due occasioni oltre 140 produttori, in rappresentanza delle quattro denominazioni garantite italiane, saranno al centro di degustazioni, presentazioni dei propri prodotti a un pubblico selezionato di operatori del settore ed alla stampa. Per meglio approfondire le caratteristiche delle singole denominazioni sono state inoltre organizzate nelle stesse date due degustazioni particolari: una dal titolo “Territorio, diversità e complessità di Brunello, Chianti Classico e Nobile di Montepulciano” per spiegare i tre territori toscani base dei tre grandi rossi; l’altra, dal titolo “L’evoluzione del Prosecco”, servirà a far conoscere le caratteristiche delle bollicine italiane per eccellenza.

http://www.igrandivini.com/view.php?id=892&idn=1


jueves, 15 de octubre de 2009

Grandes Pagos de España


La Asociación Grandes Pagos de España está compuesta por 20 pequeñas bodegas que elaboran vinos de “pago”, según el concepto español, o de “terroir”, según su origen francés.
Uno de sus fundadores es Víctor de la Serna es subdirector del Diario El Mundo y está a cargo de la página sobre vinos (www.elmundo.es). Crítico de lo masivo y lo impersonal, defiende el terruño y el estilo a la hora de hablar de vinos, su pasión desde hace varias décadas fue plasmada en 1998 en su viñedo de Manchuela en Castilla-La Mancha.

"Primero fundamos en los ´90 una versión regional en Castilla- La Mancha porque queríamos defender el concepto del vino de pago frente al vino de marca, al vino de grandes, el vino de cortes como se dice en América, de mezcla de muchas zonas.

Apuntábamos a un vino con más personalidad que responda al suelo del que proviene, que no es una tradición española sino que es más bien francesa, más de Borgoña sobre todo, de Piamonte en Italia y del Rin en Alemania", contó.

"En España había poca tradición de ese tipo de vinos, pero como somos muchas propiedades pequeñas que desde hace 25 años nos hemos ido saliendo de la norma, rompiendo con lo que era antes la norma, queríamos asociarnos sin ánimo de lucro sólo para presentar este concepto, para que avanzara España y más gente se fuera sumando.

Ocho años atrás empezaron otros amigos que tenían bodegas y viñedos de este tipo, y ahora somos las 20 propiedades que estamos en asociación".

martes, 13 de octubre de 2009

Burdeos anuncia su mejor cosecha desde 1949


Los profesionales del vino de Burdeos son unánimes en subrayar que se cumplen todos los requisitos para hacer de 2009 la primera gran cosecha del siglo, con una calidad que según ellos podría superar todo lo visto desde aquellas añadas legendarias de finales de los 40: 1947, 1947, 1949... "La naturaleza ha sido muy generosa, es un año magnífico, es difícil encontrar comparaciones. Habría que meterse en la climatología de los años 40 años para encontrar, tal vez, condiciones comparables", se entusiasma Denis Dubourdieu, director del Instituto de las Ciencias de la Viña y el Vino (ISVV) en Burdeos.

"Añadas de este tipo, sólo las hay siete u ochoceor siglo", dice el comerciante y catador de Jean-Christophe Estève, destacando que la región de Burdeos no ha visto un mes de septiembre tan nueno desde 1949.

Las condiciones climáticas desde el comienzo del año han sido particularmente favorables para el ciclo vegetativo de la vid y la maduración de la uva, según el Consejo Interprofesional del Vino de Burdeos (CIVB). Los meses de julio y agosto estuvieron marcados por "mucho sol y altas temperaturas", añade.

Este tiempo ha sido particularmente "favorable a la concentración de aromas y la acumulación de antocianos (pigmentos)", dice el Consejo, añadiendo que estas condiciones se han mantenido en septiembre, con "buen tiempo, alternando las noches frescas y los días calurosos".

"Este final de temporada, después de un verano así, es bastante extraordinario, no podíamos soñar algo mejor", dice Dubourdieu.

Resultado: en los vinos tintos "la uva es dulce, coloreada y afrutada, en las proporciones de las grandes añadas", analiza Dubourdieu. Los "vinos blancos secos también son de gran calida, y en los licorosos, la podredumbre noble, puesta en marcha por las lluvias desde mediados de septiembre, será muy explosiva", predice el director del ISVV.

Para Laurent Gapenne, presidente de la Federación de los Grandes Vinos, "será un año para todas las denominaciones. Ofrece un punto especial, sin embargo, al subrayar que en los viñedos de Saint-Emilion el nivel de alcohol puede alcanzar los 14 grados, contra tasas por lo general alrededor de 12,5-13 grados.

"Esto no interferirá para nada en la calidad", dice Gapenne, aunque reconoce que los consumidores hoy en día piden menos grado alcohólico. "Los taninos y la madurez de la fruta hacen que este grado alcohólico pase inadvertido".

Los expertos esperan un buen rendimiento, que debe ser sobre "los 50-55 hectolitros por hectárea", según Gapenne.

Aparte de la región de Burdeos, la mayoría de los grandes viñedos franceses esperan una añada 2009 de buena calidad. Es también el caso de los productores de champán, que esperan un gran año, gracias a las excelentes condiciones climáticas.

Fuente: AFP/El Mundo.
Link permanente: http://www.mdzol.com/mdz/nota/165396

martes, 6 de octubre de 2009

Austria, el paraiso de Grüner Veltliner


En el Norte de Austria, en un predio de 40 hectáreas, Kurt Angerer y su familia, elaboran uno de los mejores Grúner Veltliner del mundo. Esta variedad blanca es propia de una región cuyo terreno es rocoso, y donde se acumulan al año al menos 500 mm de lluvia. La temperatura varía entre los 17 y los 20 grados centígrados a mitad del año. Las uvas comienzan a crecer en abril y se cosechan a fines de setiembre o principios de octubre. Es decir, que estamos en plena época de cosecha de Grüner Veltliner, difícil de pronunciar? Tal vez, pero los vinos que resultan de los distintos tipos de esta variedad (Kies, Spies, Loam y Eichenstaude) son verdaderamente fáciles de tomar.
Los nombres de los vinos provienen, sin duda, de las denominaciones de los suelos que en unos y otros casos tienen más grava, arena o roca, según la latitud.

En general, el contenido alcohólico de estos vinos -vaya sorpresa- es bastante elevado, alrededor de 14%. Su acidez ronda los 4 o 5 g/l
Algunos de ellos maduran en barrica parcialmente, mientras que la mayoría se elabora de forma tradicional, en tanques de acero inoxidable.
Su textura, cremosa, con almendras frescas, frutas dulces con un toque mineral, pera y especias. Los Grüner Veltliner pueden ser densos, o cremosos, pero siempre elegantes. Van bien con hongos, carnes como pollo, conejo y ternera. Excelentes con la cocina asiática y los platos con curry.

Autor: Gabriela Malizia

viernes, 18 de septiembre de 2009

Interview with Nicolas Joly


When in France this year, I heard the name of Nicolas Joly for the first time. "He is "the one and only" if you wanna talk about biodinamics. He is the main referent in this area nowadays" said to me Luzia, a colleague friend from Austria, interested on attending Jolie´s confference "Le rennasaince des appelations" at Vinexpo.
From that day, I began to be interested on biodinamics, his creator, Rudolph Steiner and Mr N. Jolie, who in the other hand, owns Le Coulée de Serrant, one of the most famous biodinamic chateaux in the South of France. Finally Ive got the chance to interview him, on line.
I will publish this interview in parts, so - as followers of biodinamics - we can, step by step, absorbe the concepts of a philosophy which only aims to love and respect vines, earth and man.

- Mr. Jolie, you have repeatedly said conventional agriculture belongs to the past. But still 90% of the world is making wine in conventional ways. In a world where money and profits seem to be key words, what the biodinamic method has to offer in terms of saving money?
- First lets look at the present situation .More wine consumers in the world would agree to day to tell that wines worldwide have a fairly similar range of tastes .So one could say that the "local" taste or the originality of taste developed by each wine place( this was the deep meaning of an AOC) is gone . AOC were created for bringing to the consumer a garanty of specific local tastes; so whereever you were in the world you had the garanty to find inside a bottle of an a specific taste of a small place well adapted to vines . Why is it gone? Mainly because of farming . To make it short weedkillers have killed the living organisms of the soil which permited the roots of the vines to feed itself on each geology ; and mollecules of synthesis have affected photosynthesis which convert each climate into a specific tastes. This have forced the implementation of a sophisticated technology in the cellar through the use of more than 35O aromatic yeasts which permits to have good but completly atypical wines .This is fabulous ground for implementation of biodynamie which does exactly the reverse!
- Today there are many experiences around the world calling themselves biodinamics, but some of them use for expample, microoxigenation on wines. Is there a "map", a "formula" to tell what is biodinamic and what is not?
- It is certain that today many use the word biodynamie for what we could call "marketing reasons", but many are on the right way . Biodynamie is not often well understood . Biodynamie is the first farming since a long time which does not act on mater but acts on the energetical process behind mater; which for example permits a bud to become few month later , a grape .Keep in mind that the earth isolated from the solar system would become a dead body .The connections of the earth to the solar system is purely energetical ( wavelenght and frequencies ). Biodynamie reinforce the link of the plant to the energetical matrix which brings life to the earth. To obtain these effects you need very accurate practices different on each place. A bite like tuning properly a musical instrument ! If this is welldone if the place fits for a vineyard, if the cepage are right etc then in the cellar everything happens well on its own and the wine have a great originality which no one else an copy ( taste a Coulée de Serrant you will see ) . If the "musical instrument" ( vineyard ) is not well tuned to the forces the vines needs to fully express their potential then the artifices of technologies are needed .

jueves, 17 de septiembre de 2009

Interview with Nicolas Joly (II Part)

Is your group related to some of the experiences with biodinamic agriculture in South America? If so, which ones?
There are in South America a real potential for wines . the only main change is that the star constellations which are above the vines in spring and summer are not the same that the one we have in North hemisphere . Also often irrigations is practiced and this keep the roots at the surface of the soil . There are ways to improve this .A vine is dominated by "dionysos forces" that you can understand as gravitations of downward forces . A vine which roots are not 1O/2O meters down cannot totally express it self .
- How many biodinamic wines are in the market nowadays?
if you talk about real BD wines with legal ( Demeter for example ) control and comitment I would say about several hundred .( 18O for France ) . But keep in mind that a wine is not only good because it use BD but because BD is well done and because the place is fine for vines etc . It is fast growing . I always ask a legal ontrol and 3 years of pratices before presenting the wines for a tasting to join the group . At that tasting about 1/3 are accepted .what we want is an originality of taste which means good BD pratices and an emotion .So a wine totally different from the " normal " criterias . We have to day only 2 S am wines in our group and wish to have more
- Which is the country leading the change?
France certainly followed by Italy . why ?because there are in France and Italy many very small vineyards with real man of the earth behind each .BD works well when a man is behind an estate with his soul.In the middle age one was saying that a man can well express himself only on 5 hectares
- In New World Wine countries, like Argentina, the concept of appelations does not apply, still we are working on regions (Tupungato, Luján), are there known experiencies of biodinamics applied to an entire region? And in that case, what is the general overview.
As far as I know BD is starting overall in South America ; a little more advance in Chilie. People should start with few hectares and see the difference achieved . But they need someone on the spot who puts his soul in it more than an adviser who gives the right to the word biodynamie . Only the man who is daily on the spot can reach the right actions felt by himself at the right time . Biodynamie is an art not a recepe although many people wants to limit it to a recepe
- Do you expect biodinamic wines will replace conventional wines in the near future in Europe?
There are 2 cathegories of customers , those who wants to drink wine and do not care about the rest which is their right .Those who have a passion for wines and the subtilities it can carry . this second cathegory is moving fast toward BDwines . Thruth have become a market it is a huge change . Most BD wines are wines which creates emotions , which sings ; they carry the soul of the place where they come from.

Lafite, en 6 lenguas


Domaines Barons de Rothschild (Lafite)cuenta su historia, y la de sus afamados vinos en 6 idiomas diferentes en su nuevo sitio web. Ubicado en Burdeos, Francia, este chateaux, uno de los premiér Gran Cru, elabora algunos de los vinos más caros y famosos del Globo. En Argentina, el barón es socio de Nicolás Catena con quien elabora dos vinos, Caro y Amancaya.
Para enterarse de los maridajes, las recetas, lo nuevo en tradición bordelesa, sólo basta con ingresar a www.lafite.com.

Tastes of Argentina







Miren el evento Decanter's Tastes of Argentina - organizado por Wines of Argentina - al que asistieron 35 bodegas Top de nuestro país.

viernes, 11 de septiembre de 2009

NEW VIDEO Highlights California Sustainable Winegrowing


SAN FRANCISCO – California has the most widely adopted green winegrowing and winemaking program in the world, one that has earned the state’s top environmental award. The California Sustainable Winegrowing Alliance, established by Wine Institute and the California Association of Winegrape Growers, has released a new video to show highlights of its program’s earth-friendly practices embraced by the state’s vintners and winegrape growers.

“Consumers are interested in knowing where and how their wines are grown and made, and the California wine community has responded by becoming a progressive advocate of environmentally conscious practices,” notes Robert P. (Bobby) Koch, President and CEO of Wine Institute. “As our sustainable program develops and expands, we’re seeing how responsible sustainable practices have a positive impact on the environment and in our communities.”

The term “sustainability” has a specific meaning for California’s vintners and winegrape growers. “Sustainable practices include the way we preserve and protect the land, water, and air, and how we responsibly interact with employees and local communities,” says Karen Ross, President of the California Association of Winegrape Growers. “We also want to ensure that winegrowing families have viable businesses to pass on, and provide consumers the value they’ve come to expect from California wines.”

At the heart of California’s sustainability movement is the Code of Sustainable Winegrowing, a 16-chapter workbook that lays out best practices for soil, ecosystems, air quality, pest control, water conservation, recycling, energy efficiency and wine quality, among many other practices. The Code has formalized socially and environmentally responsible ways to farm and make wine from the ground to the glass.

For more information about California’s Sustainable Winegrowing Program, go to www.sustainablewinegrowing.org, www.wineinstitute.org, www.cawg.org, or www.discovercaliforniawine.com.

martes, 8 de septiembre de 2009

Tema de imagen



La imagen de cabecera que adorna este blog fue creada por una afamada profesional de nuestro ámbito, Claudia Morales. Diseñadora gráfica, es la responsable de gran parte de las imágenes y los conceptos gráficos que anclan nuestros artículos periodísticos en Area del Vino. Sus creaciones también pueden ser vistas en la tapa del Anuario de Vinos y Bodegas. Claudia es, asimismo, diseñadora del suplemento Fincas de Diario Los Andes y de Vinos y Viñas, la revista de Bodegas de Argentina. Aprovechamos la inauguración de este blog para brindar por la imagen del vino y por los diseñadores y fotógrafos que hay detrás de ella.

lunes, 7 de septiembre de 2009

Venti di crisi sulla vendemmia

La vendemmia 2009 procede a buon ritmo ma se le prime indicazioni qualitative sono molto incoraggianti, altrettanto non si può dire sotto l’aspetto economico. Mentre tante aziende devono smaltire i quantitativi del 2008 sembrano in picchiata anche i prezzi delle uve. Si parla di una flessione media del 10% sul 2008 e punte del 50%. In tutto ciò ci si mettono anche i cugini francesi che tornano a superarci in termini di quantitativo raccolto (48 milioni di ettolitri contro i circa 47 nostrani). Ci buttiamo nell’export? Beh, se conserviamo la leadership di primo esportatore mondiale i nostri “numeri” sono comunque in frenata. Gli Stati Uniti – nostro mercato di riferimento - fanno infatti registrare una nuova tendenza low cost: ovvero buon trend di importazioni di vini made in Italy ma con etichette dai prezzi contenuti.
Nel primo semestre del 2009, secondo i dati forniti dall'Italian Wine & Food Institute di New York, si è infatti registrato un incremento del 22% in quantità e una flessione del 13,1% in valore. E l'Italia enoica, come tutti gli altri competitors europei, perde posizioni: -7,9% in quantità e -18,9% in valore (979.700 ettolitri per 466,92 milioni di dollari). Unica consolazione per il Belpaese è che, tolto lo sfuso (-37,8% dell'export negli Usa, a 51.430 ettolitri), rimane il primo fornitore di vino in bottiglia degli States, anche se in generale la quota di mercato è scesa dal 31,9% al 24,1%, contro quella dell'Australia, oggi al primo posto, salita dal 24% al 30,6% (con 1.241.870 ettolitri per 275,62 milioni di dollari).
A determinare l'aumento in quantità dell'import di vino negli Usa, sottolinea l'Istituto, è stato soprattutto il massiccio incremento di vini sfusi da Australia e Sud America. E mentre tutto il Nuovo Mondo del vino fa segnare performance positive in quantità e valore (dal +31,2% e +32,6% dell'Argentina, al +138,8% e +41,4% del Cile), è tutta la Vecchia Europa a segnare pesanti battute d'arresto: per la Francia -6,5% in quantità e -29,8% in valore (373.010 ettolitri per 315.28 milioni di dollari), per la Spagna -6,9% e -22,8%.

http://www.igrandivini.com/view.php?id=736&idn=1


Vernaccia, blanca del corazón de la Toscana

En el corazón de Toscana, a 80 kilómetros al suroeste de la ciudad de Florencia, entre dos ciudades marítimas, Livorno y Arezzo, se levantan las paredes amuralladas de una fortaleza medieval. Tallada en piedra, la Torre de San Gimignano es vigía de uno de los pueblos más antiguos y más bellos de esta región central de Italia a cuyo pie se extiende el verde de las vides, visión que predomina desde cada mirador en torno al pueblo.

En esta pequeña zona, ubicada dentro de la región de Chianti, se produce un vino blanco típico, la Vernaccia de San Gimignano, un DOCG, denominación que indica que el producto no sólo es de origen controlado, sino que está también garantizado. En Italia, valga la aclaración según nos explica Andrea, existen 300 vinos con el sello DOC, pero sólo 30 vinos con el sello DOCG. Para alcanzar esta categoría deben pasar por una comisión de expertos que dicta las reglas para conseguir el “garantizado”.

En el caso de la Vernaccia de San Gimignano implica, entre otros puntos, una maduración mínima de 15 meses antes de salir al mercado, de los cuales al menos 7 meses deben ser en madera y 3 en botella en el primer año luego de la cosecha. La vinificación y el “apasamiento” que se hace de las uvas, la conservación, el añejamiento y la maduración debe tener lugar dentro de los confines de San Gimignano, Poggibonsi y Colle di Val d`Elsa. La producción máxima de los tintos es de 80 quintales por hectárea.

El pueblo y sus viñas

En lo alto, cerca del mirador del pueblo, se ubica el Museo de Vernaccia, un solaz donde los caminantes pueden encontrar toda la información de la cepa típica de la zona y probar algunos de sus mejores vinos. Allí su sommelier, Andrea, orienta a los curiosos sobre los vinos y uvas propias, características de suelo, clima y otras particularidades de la región. Podemos decir, entonces que la zona tiene alrededor de 2000 hectáreas cultivadas, más de 800 hectáreas de Vernaccia, y el resto de Chianti Colli Senesi, Rosso S. Gimignano DOC, San Gimignano Vin Santo e IGT de Toscana.

La Vernaccia es una uva que se desarrolla en el clima típico de Toscana, con precipitaciones intensas entre abril, mayo y noviembre, 750mm de lluvia, y con temperaturas promedio de menos 5 grados en invierno, y de más 37 en verano.

El cultivo de esta variedad se introdujo en la zona en 1.200 y los primeros datos que se tienen de producción de vino blanco con Vernaccia datan de 1276.



http://www.losandes.com.ar/notas/2009/7/18/fincas-435639.asp