viernes, 20 de noviembre de 2009

Anteprima Chianti Rufina


E’ la denominazione più piccola fra le sette specificazioni del Chianti e anche la più alta, come ricorda l’azzeccato claim : “Il più alto dei Chianti”. Come ogni anno, nel secondo fine settimana di novembre, si è tenuta l’attesa degustazione in anteprima che richiama un folto pubblico di addetti ai lavori. Quest’anno la degustazione si è svolta nei saloni ovattati del Grand Hotel, in Piazza Ognissanti, a Firenze, con la consueta “coda”, il sabato mattina, a Villa Poggio Reale a Rùfina, sede del Consorzio, dove si trova anche il Museo della vite e del Vino. La novità di questa terza edizione è stata l’accoppiata con un altro grande vanto dell’enologia tricolore, il Barbaresco; identica l’annata, il 2006. Nella “due giorni” a tutta degustazione erano presenti tutte le ventitré aziende associate al Consorzio, nonché il presidente Giovanni Busi titolare anche della Fattoria Travignoli. Due gli sponsor tecnici: il Consorzio Prosciutto Toscano Dop, altra eccellenza gastronomica toscana (presente anche per l’intera giornata di sabato) e lo “Yeti”, messo a disposizione da Skoda Firenze, per gli spostamenti sul territorio di stampa e ospiti. Il Consorzio è stato fondato nel 1980 e in esso – nel 1991- è confluito anche il Consorzio “VitiRùfina”, guidato fino allora dal socio-fondatore Alberto Longhi. Ma se la Doc è relativamente giovane (1967) e la Docg è arrivata nell’84 fu un Decreto ministeriale del 1932 che ne stabilì la denominazione territoriale, al pari del Chianti e di altre specificazioni geografiche. Mentre le prime testimonianze scritte sul vino di Rùfina risalgono ai primi anni del XV secolo. Nel XVIII secolo, con l’editto del Granduca di Toscana, arrivò il riconoscimento ufficiale, e Cosimo III, nel Bando del 24 settembre 1716, classificava il vino prodotto in questa zona, fra i “migliori quattro” della Toscana. Vale la pena di dire subito che i vini che scaturiscono da questa terra benedetta da Dio non sono una sorta di “fratelli minori” di altri Chianti più celebri e celebrati, ma sono dei grandi rossi: eleganti, con personalità spiccata, con bouquet di frutti di bosco, piacevolissime note speziate e tannini ancora scalpitanti. Ma la caratteristica decisamente più eclatante e interessante che li accomuna è di sicuro la spiccata e singolare longevità -soprattutto per alcune riserve di vigneti particolarmente vocati- che sfiora senza problemi i trent’anni e oltre. L’incontro è stato organizzato dal Consorzio e dall’Enoteca Regionale del Barbaresco, con la collaborazione dell’Associazione Italiana Sommelier – Delegazione di Firenze. “Il più alto dei Chianti” negli ultimi anni ha ottenuto consensi e riconoscimenti internazionali di grande prestigio e s’è inserito a pieno titolo fra i vini rossi più apprezzati e amati. E gran parte del merito va a famiglie come Frescobaldi (Montesodi), Inghirami (Poggio Gualtieri), e Francesco Giuntini (Selvapiana) che hanno creduto e investito nel territorio, e a enologi di valore come Fabrizio Moltard e Franco Bernabei.

Por Emiliana Lucchessi
Desde Italia

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